Una gara molto bella, organizzata in maniera impeccabile e partecipatissima (2.300 atleti).
Sono arrivato con una buona preparazione, cucita su misura da coach Ciaraldi sulla lama della mia precarietà strutturale, per divertirmi e non farmi troppo male.
Una strategia c’è, ma in gara scopro risorse inimmaginate, frutto del religioso ossequio alle tabelle di Alberto.
Vado bene, benissimo, per oltre 18 Km.
Ma proprio quando mi preparo a dare fondo alle ultime energie, il finale, per me, cambia registro: crampi!
Supero il primo attacco fermandomi e stretchando. Siamo quasi al 19° e manca ancora tanto, so che devo abbassare sensibilmente il ritmo se voglio terminare.
Un chilometro va via più o meno bene, sembra passata, ma il secondo attacco è in agguato. Ancora stop e stretching, poi cammino un po’ e lentamente riprendo.
I secondi di vantaggio, accumulati in scioltezza e con grande soddisfazione, scorrono inesorabilmente via. Riprendo a correre, determinato a finire.
E’ passata, mi dico, vedo il traguardo, solo un ultimo sforzo… poi un dolore acuto, sono bloccato, col polpaccio destro praticamente accartocciato.
Passano in tanti, mi incitano a non fermarmi, ma è tristemente evidente che da solo non ce la posso più fare. Uno dei concorrenti, però, si ferma e mi aiuta a distendermi, mi “stira” come si deve e mi dà una mano a rialzarmi: “la corsa è anche questo”, mi dice.
Con l’aiuto di Michele Lanza, fino a quel momento per me un perfetto sconosciuto, mi avvio acciaccatissimo al traguardo di questa mezza, faccio il segno della croce e lo abbraccio.
E’ stata dura, ma sono arrivato, poi guardo il tempo ed è comunque personal best 2018.
Happy Run
