Sono le 9.50 quando in compagnia di Antonio Marano entro nella hall dell’Hotel Cinque Miglia del gentilissimo Ennio Cipriani. Sono sulle tracce di Stefano Baldini, Giacomo Leone, Ottavio Andriani e Cosimo Caliandro che stanno svolgendo un ritiro in altura prima dei prossimi impegni agonistici. Chiedo al concierge di annunciarci a Ottavio Andriani, con il quale ho fissato l’appuntamento la sera prima a Rivisondoli, ma mi sento rispondere: “i ragazzi vi aspettavano, ma sono già usciti…”. Noooo mi urlo dentro, eppure sono arrivato in anticipo! Guardo in cagnesco Antonio che, al solito, mi ha fatto aspettare sotto casa mentre, con tutta la calma del mondo, finiva di prepararsi… manco fosse una bella donna!
Per fortuna è solo un falso allarme. Il primo a scendere è Cosimo Caliandro, il più piccolo del gruppo, lo saluto e gli chiedo delucidazioni sul programma della giornata: “Aspettiamo i capi – mi dice – sono loro che decidono”. Sentir parlare così un campione europeo fa un certo effetto, ma pensando a chi intende per capi mi convinco che farei e penserei lo stesso!Eccoci finalmente, tutti a fare stretching nel piazzale antistante l’hotel. L’emozione per me è grande, non dico una parola per diversi minuti, scatto foto, apro occhi e orecchie e mi si stampa un sorriso ebete sul viso.Seguirò il loro allenamento, è andata, ma visto che tra le nostre prestazioni c’è un lievissimo gap, abbandono ogni velleità podistica ed opto per la bici… Baldini mi dice: “Faremo 40 minuti di corsa lenta” (a 4’/km n.d.r), io penso che non avrò problemi in bici. Ma quando Leone indica la salita e consiglia: “Ti conviene partire subito se non ci vuoi fotografare la schiena”, allora inizio a preoccuparmi. Poco dopo la partenza, infatti, c’è una salita.
Faccio una mini scalata e attendo quasi in cima un po’ affannato. Il tempo di qualche scatto e, dopo aver scollinato, mi tuffo all’inseguimento. A questo punto imbocchiamo la ciclabile che da Rivisondoli porta a Roccaraso, il paesaggio è stupendo: le loro figure contrastano con uno sfondo verde e giallo che sa d’estate, e si accendono ad un sole che invita a correre… per (le) Cinque Miglia. Nemmeno un minuto di relax a metà percorso e, invertito il senso di marcia, si torna a correre. In questa seconda parte è Cosimo (Mimmo) Caliandro a fare l’andatura, il passo è decisamente più veloce… ma nessuno fa una piega, anche perché di margine aerobico ne hanno ancora parecchio. Sono scioltissimi, a me sembra che volino, e conversano: di tecnologia (Leone è soprannominato Hacker) e tariffe telefoniche.
Mi attende ancora uno strappo di salita e mi avvio con l’intenzione di attenderli, ancora una volta, in cima. Faccio fatica, gli scatti si fanno sentire, e prima di essere in vetta, incredibilmente, li ho alle spalle. Con fare sfottente Leone mi fa: “Te l’avevo detto di andare prima, non le hai fatte le foto in salita?”Percorso velocemente l’ultimo tratto in discesa siamo all’hotel Cinque Miglia. Ed io che mi preoccupavo di poterli rallentare… è arrivato addirittura il record del percorso! Veloce cambio di scarpe e, sotto lo sguardo vigile di Lucio Gigliotti, iniziano gli esercizi. L’unico a riposare è Caliandro.Dopo il pranzo, durante il quale ho saputo tener testa ai ragazzi, soprattutto quando si è trattato di fare ripetute di dolce, abbiamo conversato un po’ di corsa, comodamente seduti nel salottino dell’hotel…
Intervista a Stefano Baldini, Giacomo Leone, Ottavio Andriani e Mimmo Caliandro
Andriani, puoi descriverci l’allenamento svolto oggi?
La seduta mattutina (la seconda era prevista nel tardo pomeriggio n.d.r.), è stata piuttosto soft. Domani (martedì n.d.r.) sono in previsione lavori particolarmente intensi e quindi siamo rimasti tranquilli. Tutti abbiamo fatto 10 km di base e riscaldamento. Successivamente io e Giacomo abbiamo eseguito 3 serie di quattro esercizi comprendenti passo in stacco, passo saltellato, skipp e corsa calciata su una distanza di 50 metri in salita, abbiamo poi chiuso con degli allunghi. Stefano, invece, ha eseguito corsa balzata sui 50 metri in salita e 12 sprint in salita sugli 80 metri, finendo con alcuni allunghi.
Andriani, perché queste differenze nel programma di esercizi tecnici?
Le differenze di cui parli, così come quelle nei lavori di domani, sono da leggere come personalizzazioni di allenamento studiate dai nostri tecnici, Luciano Gigliotti per Baldini e Piero Incalza per me e Giacomo. In questa fase “ibrida” della preparazione, riusciamo comunque ad eseguire molti allenamenti in comune tutti e quattro, ma bisogna tener conto anche di ciò a cui siamo abituati. Allenamenti nuovi, come anche esercizi, avrebbero un prezzo in termini di adattamento e ci consegnerebbero non al massimo agli impegni del giorno dopo.
In cosa consisteranno i tuoi lavori di domani?
(Andriani) Io e Giacomo percorreremo 9 km continui alternando un km a 3’10’’ con due km in 5’45’’ vale a dire 2’53’’/km.
Baldini, come mai avete scelto la Piana delle Cinque Miglia?
Sapevo del posto perché qui si sono preparati in passato soprattutto marciatori. L’idea, comunque, è venuta in seguito alla collaborazione iniziata con l’abruzzese Donato Chiavatti (braccio destro di Gigliotti n.d.r.). Dopo la decisione di non partecipare ai mondiali i miei programmi sono cambiati e serviva un posto dove poter trovare un clima fresco ma estivo, sicuramente con condizioni più favorevoli rispetto a quelle di un ritiro alpino. La scelta si è rivelata perfetta, quindici giorni di sole e temperatura ideale.
E’ una novità quella di condividere il ritiro con il “Trio di Francavilla Fontana”?
(Baldini) No, non è una novità. Con loro mi trovo benissimo, il gruppo è collaudato ed i giorni passano in fretta, questo è proprio uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere l’Alto Sangro. E poi ci siamo venuti incontro, diciamo, visto che in agosto sarò a Livigno, e quasi certamente verranno anche loro, stavolta mi son mosso più io.
E dal punto di vista tecnico, la scelta si è rivelata giusta?
(Baldini) I percorsi sono bellissimi e per le attuali esigenze di programmazione il posto è perfetto.Certo, preparare una maratona qui sarebbe un po’ monotono considerando che solo due piste sono veramente indicate. Un appunto però mi sento di farlo, anche come stimolo a migliorare le potenzialità del luogo, manca una pista di atletica e siamo costretti a spostarci a Sulmona, che si trova a 27 km, incontrando temperature molto meno favorevoli. Nel complesso direi che sta andando tutto molto bene, sono in salute e miglioro giorno per giorno.
Leone, ti ho visto divertito in allenamento, mi hai preso in giro in salita ma me lo sono meritato… anche tu soddisfatto di questi primi quindici giorni ?
La piana delle cinque miglia è stata per me una piacevole sorpresa, un posto ideale a poco più di quattro ore da casa. Se aggiungiamo, come diceva Stefano, che siamo un gruppo affiatato è ovvio che si lavora ottimamente e senza stress.
Con il Prof. Gigliotti si parlava di Maratona e di convocazioni mondiali, pensi che Trieste sia stata un’occasione persa?
(Leone) Il mio obiettivo era quello di correre un’ottima maratona indipendentemente dalla prospettiva mondiale. Mi è dispiaciuto per com’è andata, avevo trascorso la prima parte dell’inverno atterrato da un’influenza, ma marzo ed aprile erano stati fantastici. L’infortunio però era dietro l’angolo, come hai visto, mi piace scherzare e non rinuncio mai a divertirmi… così una caduta mi ha regalato un ginocchio gonfio e impedito di fare i lavori di rifinitura. A Trieste c’ero, ma per onor di firma.
Caliandro, infortuni nota dolente, che cos’ è successo dopo una bellissima prima parte di stagione?
Il periodo da gennaio a maggio è stato positivo, qualcosa di buono ho fatto (… e ci mancherebbe: campione europeo 3000 indoor a marzo n.d.r.). Anche il periodo di lavori in altura a Predazzo è andato benissimo, al ritorno, però, una brutta infezione mi ha costretto a tirare i remi in barca. Ora sto riprendendo con prudenza e, a differenza degli altri, faccio lavori in scioltezza per ricostruire e ripropormi alla grande nella seconda parte della stagione.
Andriani, anche tu, come Stefano, hai deciso di non partecipare ai mondiali per altri progetti, sicuramente tra i motivi della scelta c’è Trieste, quanto è viva l’emozione di questo successo?
Quando il Prof. Gigliotti mi ha chiamato per chiedermi di Osaka avevo appena concluso con la maratona di Trieste, bisognava cominciare la preparazione alla fine di maggio ed i tempi sarebbero stati strettissimi. L’idea di presentarmi non al massimo ed il rischio di pregiudicare la possibile partecipazione alle olimpiadi del prossimo anno mi hanno convinto ad essere prudente.Quanto a Trieste, beh, l’ideale per un maratoneta, dopo lunghe preparazioni, è di arrivare prontissimo alla partenza dei fatidici 42 km. Questo mi fa pensare a quello che è successo a Giacomo; ho vissuto con lui la preparazione e se non avesse avuto i problemi degli ultimi giorni anche lui avrebbe sicuramente fatto bene. Per me è stata la chiusura del cerchio, dopo una preparazione perfetta non ho fatto altro che sfruttare al massimo quanto costruito e ho tagliato per primo il traguardo. Le emozioni sono ancora vive, come potrebbe essere altrimenti? Quando accade che il cerchio si chiuda, come ho detto, anche il prosieguo degli allenamenti è più facile. Quando siamo arrivati qui Stefano mi ha detto “hai svoltato”, così descrivendo il fatto di sentirsi rilassati e lanciati da un successo verso altri importanti obiettivi.
Quali, allora, gli obiettivi di Andriani?
Innanzitutto una maratona in autunno, e dunque, verso questo imprescindibile appuntamento, i mondiali di mezza maratona, in programma a Udine il prossimo 14 ottobre, potrebbero essere un ottimo trampolino di lancio. Ovviamente il grande obiettivo rimangono le Olimpiadi, i posti a disposizione sono tre, ma praticamente due visto che il campione olimpico va di diritto, ed io sto lavorando per essere sui nastri di partenza a Pechino. L’impegno più vicino è comunque quello di Castelbuono (PA) previsto per il 26 Luglio (l’82° Giro Podistico Internazionale di Castelbuono, di 11 km, è la più antica corsa su strada d’Europa n.d.r.)
Baldini, come anticipato da Andriani, Castelbuono sarà il tuo prossimo impegno agonistico. Subito dopo, il 4 Agosto, sempre in Sicilia parteciperai al Memorial Peppe Greco, una 10 km su strada che si correrà a Scicli (RG). Queste gare veloci si calano perfettamente in un programma di preparazione per distanze più impegnative, quando ti rivedremo impegnato nella distanza che ti ha regalato la medaglia che ogni podista sogna?
In Agosto mi attende un nuovo periodo di preparazione in altura a Livigno, e solo se starò davvero bene parteciperò al mondiale di mezzamaratona. Voglio finalizzare una maratona prima di fine anno perché avendo puntato su Londra, visto com’è andata, in pratica quest’anno non ne ho corsa nessuna.
La decisione di non partecipare ai mondiali di Osaka è stata sofferta, lo si sa, ma qual’ è il rammarico maggiore?
(Baldini) Sicuramente sarebbe stata un’occasione per saggiare il clima che troverò a Pechino, ma d’altra parte vivo in Pianura Padana ed in estate il caldo umido non manca neanche a casa mia. Penso anche al fuso orario orientale, che non ho mai provato, ma il vero rammarico è quello di non poter partecipare ad un mondiale, di non poter vestire i colori della nazionale. Amarezza a parte, Londra mi ha insegnato che gareggiare quando non si è al top significa solo far del male a se stessi.
Sarà New York la scelta per la maratona di fine anno? (Baldini)New York è la prima scelta, ma ce ne sono anche tante altre. Quello che conta è finalizzare un appuntamento per la fine dell’anno, la condizione cresce e vorrei potermi pentire di aver saltato Osaka, questo significherebbe che sono nuovamente al top, che è quello per cui sto lavorando.
Leone, abbiamo appena accennato a New York, quali sono i progetti futuri per l’ultimo italiano che ha trionfato nella maratona più importante del mondo?
Anche io ho un appuntamento con la maratona prima della fine dell’anno, New York o Venezia sicuramente rappresentano le mie prime scelte. Prima però vorrei guadagnarmi un posto ai mondiali di mezza maratona, facendo bene con qualche gara su strada e prima ai prossimi campionati italiani di 10000, che si disputeranno a Padova il 28 luglio. I mondiali di mezza si corrono in Italia e non voglio perdere l’occasione. I posti a disposizione sono quattro, se si esclude il quinto di Baldini, e ci tengo ad essere della partita. Nella primavera del 2008 affronterò ancora la distanza regina e a dicembre dirò addio all’atletica. Finirà questa splendida avventura ed arriverà, anche per me, il momento di confrontarmi con la vita reale. Ho vissuto una favola e sono stato fortunato come pochi, purtroppo, nel nostro sport, a poter realizzare quello che avevo in mente. Voglio terminare la mia carriera nel modo migliore possibile, il mio ultimo sogno da atleta è questo.
Caliandro, Giacomo ci ha parlato della sua decisione di dire addio all’atletica, tu invece sei lanciato prepotentemente per una carriera che speriamo tutti sia brillante, dopo questo periodo di ripresa che cosa ti attende?
Io ho in mente solo una cosa: le olimpiadi del prossimo anno. Già partecipare sarebbe bellissimo, magari nei 5000, sarà difficile ma ci proverò. Ho intenzione, inoltre, di partecipare agli europei di cross, non li ho mai potuti preparare come si deve e quest’anno voglio cambiare le cose. Nell’immediato devo migliorarmi sui 1500 e fare un buon tempo sui 5000.
Quanta energia infonde il pensiero delle olimpiadi?
(Caliandro) Da quando ho iniziato a correre il mio unico desiderio è sempre stato questo, mi da forza anche adesso che faccio i conti con qualche problema, voglio esserci!
Leone, vi ho definiti il trio di Francavilla Fontana, quanto è importante per un giovane campione come Caliandro la vicinanza di due compagni più esperti come te e Andriani?
Mimmo ha avuto la fortuna di crescere fra atleti che hanno sempre pensato in grande e lavorato con serietà e passione per raggiungere obiettivi importanti. In una parola è stato abituato ad andar forte… e poi lui lo sa… deve andar forte altrimenti non può allenarsi con noi!
Baldini, in questo momento la corsa è a livelli di popolarità impensabili fino a pochi anni fa, quanto ti senti responsabile di questo dopo il successo di Atene? Credi che si possa definire la maratona come l’ultima impresa possibile per tutti?
Un effetto “Baldini” dopo Atene si è visto quasi subito, è innegabile l’incremento di partecipazioni soprattutto alle maratone. La percezione del fenomeno, però, è falsata dal fatto che in Italia, rispetto a paesi europei come Olanda, Francia, Germania, il numero di maratoneti è ancora esiguo. In Italia si organizzano tante maratone ma in fondo abbiamo solo 30.000 maratoneti. Quanto alla corsa come fenomeno di costume la spiegazione è presto data: è semplice, praticabile ovunque, richiede poco tempo e dà ottimi risultati. La maratona, invece, è qualcosa in più. Tanti vogliono provare questa sfida importante ma sostenibile. Tutto questo rende la corsa, oggi, lo sport più di moda ma soprattutto il più praticato, fermo restando che è anche la base per ogni altra disciplina. La popolarità di cui parliamo si riflette su noi maratoneti professionisti che, senza grandi impegni in termini di comunicazione, ci troviamo ad essere ambasciatori di un fenomeno che va alla grande.
Andriani, si può correre da professionisti o da amatori, di certo la corsa riserva a tutti la giusta dose di emozioni. E’ così diverso quello che prova Diego Di Salvo allo start del Trofeo S.Nicandro da quello che prova un campione in un grande appuntamento internazionale?
Le emozioni sono sempre le stesse, qualche giorno fa ad un incontro con dei giovani tennisti ci è stato chiesto proprio della tensione agonistica… ci si può allenare alle emozioni ma non le si può cancellare. Capita di non dormire prima di una gara, e l’incertezza del risultato, in uno sport dove anche il più piccolo particolare può fare la differenza, contribuisce a tenere alta la tensione e rende più vibranti le emozioni. Certo, il discorso cambia su distanze più gestibili o quando si è super favoriti, ma lungo 42 km possono accadere tante cose ecco perché nessuno di noi maratoneti professionisti, per quanto possa aver lavorato bene, non ha in mente di essere il favorito e non pensa a vittorie facili. Allo sparo, cosi prima e dopo, le nostre emozioni sono proprio le stesse.
Leone, ho vissuto il piacere di correre accanto a voi (in bici) e Vi ringrazio… ma visto che in salita mi hai preso in giro faccio a te la domanda più difficile: che cos’è la corsa?
Potrei rispondere banalmente che la corsa è la vita, e detto da me che faccio agonismo da 24 anni questo sarebbe ancor più vero. In realtà la corsa è un momento di svago, di divertimento. Durante il mio periodo no, quando sono completamente scomparso dal giro, ero saturo e avvertivo la corsa come obbligo non come divertimento. Non mi piace correre per ore e stare in silenzio pensando solo ai lavori e ai tempi, lo trovo noioso, ecco perché scherzo continuamente. Questo non significa mancanza di serietà o disciplina, ma vivere la gioia della corsa. Ogni maratona, anche la più importante, io l’ho affrontata da atleta-turista, osservando tutto intorno a me: pubblico, monumenti, avversari. Lo sport deve essere divertimento puro ed è per questo che accolgo favorevolmente il fatto che tanti pensino alla corsa come ad un momento lieto della giornata in cui far scivolare via le tensioni quotidiane.
Ringrazio ancora Stefano Baldini, Giacomo Leone, Ottavio Andriani e Cosimo Caliandro, nonché il Prof. Gigliotti, per la loro cortesia e disponibilità. Sono campioni veri ma soprattutto ragazzi semplici, che con la loro passione, dedizione, e forza rappresentano un faro per l’intero movimento sportivo non solo italiano.Il mio spazio su podistidoc, lo si sa’, è sentimental-podistico, ma proprio non so dare parole a tutte le emozioni vissute oggi, credo sia impossibile. Vi lascio, allora, col saluto di sempre, nutrendo la speranza di aver suscitato il vostro interesse, e di aver restituito anche un barlume di quella luce che rimane dentro per aver vissuto una giornata da… campioni.
Saluti a tutti i Podistidoc… and Happy Run!